Politica

Ero arrivato alla giovinezza come si arriva a un primo traguardo importante, pensando che da lì si partiva alla conquista del mondo. E nella prima giovinezza, almeno, sentivo come quella conquista fosse a portata di mano. …… Cresciuto nelle difficoltà materiali, che avevano imbrigliato potenzialità culturali, spirituali, volevo che adesso, finita la guerra, il mondo si aprisse alla giustizia. Gli uomini avrebbero organizzato una nuova società, di giusti e di buoni. Entrai nella lotta politica, con l’entusiasmo di quelle aspirazioni.

…… Nel novembre 1944 mi iscrissi al partito comunista…… In seguito fui eletto segretario della sezione del Fronte della Gioventù di Castiglione di Cervia ……

Da quel momento fui sempre politicamente impegnato e, dopo aver frequentato una scuola di partito, fui chiamato a lavorare presso la Federazione provinciale di Ravenna. Ebbi poi l’incarico di segretario del Comitato comunale di partito a Cervia, fino al 1955, quando passai all’attività sindacale. Per due periodi amministrativi fui anche consigliere comunale.
Lavoravo con dedizione, con enorme impegno fisico e intellettuale: si lavorava di giorno e fino a notte inoltrata. Chi abbia attraversato quella stagione politica, lo sa che allora le cose andavano così.

…… Allora leggevo molti testi di Marx ed Engels, ritenuti un … vangelo. Ma non tardai a capire che il marxismo non era uno schema da calare sic et simpliciter nella realtà sociale. Bastava ricordare che lo stesso Marx aveva risposto a un intervistatore: “Io non sono marxista”, per significare che la sua filosofia non era un dogma, sì invece uno strumento d’azione per contribuire a cambiare i rapporti di forza nella società, affinché emergessero e si affermassero i diritti delle classi lavoratrici.

E posso dire che il nostro lavoro non è stato inutile, ha concorso a cambiare la società, un cambiamento che, sfrondato dalle utopie, è tangibile, soprattutto per chi è vissuto in tempi peggiori.
Ma, oggi i problemi, sono in parte diversi. Si potrebbe dire che viviamo in un mondo precario. Le incertezze e i condizionamenti sono molteplici. Le prepotenze politiche per mantenere e accrescere i privilegi sono tante. L’inquinamento atmosferico avanza. Allignano volgarità, menzogne, superficialità.

La “civiltà dei consumi” privilegia un intontimento culturale che avvolge come una spirale la maggioranza dei cittadini, fino a spersonalizzarli: Anche il mezzo televisivo viene usato a questo scopo, non certamente per una sia pur graduale elevazione culturale. È, purtroppo, ancora valida l’affermazione di Pier Paolo Pasolini: “Sviluppo senza progresso”.
E chi è vissuto nel Novecento e chi vive nel Duemila, non deve dimenticare la tragedia dei lager: milioni di vittime del nazismo, complice il fascismo. E non deve dimenticare i gulag staliniani, caduta dell’illusione di una società comunista.
E ci sono ancora guerre!

IL SINDACATO

Passato all’attività sindacale, nella C.G.I.L., la svolsi per venticinque anni, fino al pensionamento, quando stavo per compiere il cinquantatreesimo anno di vita vissuta intensamente. Non avevo voluto aspettare – nonostante insistenze contrarie – la maturazione della pensione di vecchiaia, e chiesi quella di anzianità, per potermi dedicare quasi a tempo pieno ai miei studi di letteratura.

Iniziai come segretario del coordinamento braccianti della Delegazione di Ravenna, per passare poi a dirigere la Camera del Lavoro di Castiglione di Ravenna, quindi quella di San Pietro in Vincoli (Ravenna); fui per un breve periodo direttore provinciale dell’I.N.C.A., un ente di patronato assistenzale del sindacato. Per undici anni fui segretario della Camera del Lavoro di Cervia, dopo di che passai alla Camera del Lavoro provinciale per dirigerne l’ente di formazione professionale. Negli ultimi cinque anni diressi il sindacato provinciale degli inquilini (S.U.N.I.A).

È stato un lavoro duro, ma gratificante. C’era l’impegno per affrontare problemi che richiedevano soluzioni immediate, e comunque a non lontana scadenza, e questo richiedeva un incessante dinamismo.
E voglio dire che, anche se ho svolto in prevalenza un’attività di direzione generale, non ho trascurato i casi personali, i singoli problemi che ponevano i lavoratori, ed era forse questo il compito più gradito. Scoprivo una varia umanità che, pur sentendosi legata a una solidarietà di classe, o di categoria, faceva emergere peculiarità che arricchivano la conoscenza delle individualità che compongono il mosaico sociale: e io ho sempre pensato che questo deve contare molto nel nostro essere al mondo, qui, insieme.