Viaggi

Le città italiane più importanti le ho viste quasi tutte, e così tante altre. E sono stato in Francia, Svizzera, Germania, Jugoslavia, Ungheria. E m’è capitato sovente di pensare ai vecchi braccianti coi quali ho lavorato, scomparsi da decenni, e che non hanno mai potuto uscire dal paese, se, non per il servizio militare di leva o per la tragica circostanza della guerra. Non ho potuto dimenticarli.

Per qualche tempo sono stato animatore culturale presso la colonia romagnola cervese, in una ex caserma, a Piscina di Tirano (Sondrio) e a Pergine Valsugana (la colonia era in uno dei più antichi castelli del Trentino). In quei luoghi sono tornato, accompagnato dalla nostalgia, soprattutto dei tanti ragazzi che li riempivano delle loro festevoli voci.
Milano è la città che, dopo Bologna, ho più frequentato, soprattutto per incontri con gli amici quali i poeti Franco Loi e Raffaello Baldini e il critico letterario Franco Brevini.

Luino (Varese) mi ha ricordato i luoghi di Vittorio Sereni, Marradi di Dino Campana, e non poteva mancare San Mauro Pascoli.
Ho trascorso alcuni giorni ad Alassio (Savona) con Felice Gimondi, il campione di ciclismo, sport che ho sempre seguito con assiduità e… storicizzato con numerose schede.

A Ostia (Roma) ho potuto partecipare – anche con una lettura – alle celebrazioni del centenario dei lavori di bonifica dell’agro romano, iniziati dai braccianti ravennati (gli scarriolanti) nel 1884, per portare a coltura il grande stagno, pagando un elevato contributo di vittime alla malaria. E da immaginare la mia commozione nell’incontrare -in una botteguccia -la figlia di uno di quei braccianti, di Pisignano di Cervia: “Tsi dla Madòna? Me a so ad Pisgnàn” (sei di Cannuzzo? Io sono di Pisignano).

Ho soggiornato, un mese ogni volta, per due anni, nella allora Repubblica Democratica Tedesca, a Bad Brambach (Vogtland) per cure termali che mi guarirono completamente da un’accentuata spondiloartrosi. In quelle occasioni ho visitato altri luoghi, ma qui voglio ricordarne tre importanti: la Pinacoteca di Dresda, la Casa natale di Wolfgang Goethe e l’ex campo di concentramento nazista a Buchenwald. Buchenwald: era il 27 settembre 1963, una data che non dimentico. Come non dimentico il 18 settembre 1977, quando visitai il campo di Fossoli (nel Comune di Carpi, Modena) dove è stato eretto il Museo Monumento al Deportato… E quanti altri luoghi di tortura e di morte! C’è da meditare, anche oggi, quando nel mondo alligna ancora la barbarie.

In più lieta occasione (campionati mondiali di ciclismo) sono stato nella Repubblica Federale Tedesca, dove ho potuto visitare il duomo di Colonia.
Sono stato alcuni giorni a Parigi dove ho potuto visitare il Louvre e la Reggia di Versailles.

Sono stato alcune volte nella ex Jugoslavia…. Ho visto Pola, Lubiana, Zagabria, Fiume, Abbazia, Karlovac. Un castello in riva al fiume Krka lo ricordo come in incantamento: ci sono posti così sulla terra!
E finalmente l’Ungheria, che sognavo fin da ragazzo, forse per la predilezione che avevo per Violino tzigano (… “tu che sogni la dolce terra d’Ungheria…”), la famosa canzone, ascoltata al grammofono che i più fortunati giovani d’allora portavano nelle case, dove si ballava. E con occhi sognanti ho visto Budapest e il lago Balaton.

E i miei viaggi si concludono, e sempre si concluderanno nel ricordo del più bello, senza muovermi da casa: è una sera irripetibile, un tramonto rosato, con bambini che giocano nella callaia, in fondo al campo di grano con le spighe gialle. Li guardo, e mi danno gioia le loro voci. E’ il 14 luglio 1985.